Il sospetto clinico di amiloidosi è il primo indispensabile passo per poter arrivare a fare la diagnosi. complesso, PoichĂŠ si tratta di una malattia rara, dalla presentazione variegata risulta difficile impostare un iter diagnostico mirato . La diagnosi infatti risulta quasi sempre tardiva, e tra questa e lâesordio dei sintomi possono intercorrere perfino alcuni anni. Il sospetto di amiloidosi deve nascere in presenza di quadri clinici particolari, quali la sindrome nefrosica, la cardiopatia ipertrofica con pattern restrittivo e a rapida evoluzione verso lâinsufficienza cardiaca congestizia, la neuropatia periferica o unâepatomegalia importante, laddove questi quadri non abbiano giĂ una causa nota ed in associazione con condizioni potenzialmente a rischio per lo sviluppo di un processo amiloidogenico. Queste condizioni sono rappresentate principalmente dalla presenza di una gammopatia monoclonale, di una malattia infiammatoria cronica, o di familiaritĂ per forme ereditarie di amiloidosi. In presenza poi di segni caratteristici come la macroglossia o la porpora periorbitaria(peraltro non molto frequenti) si impone unâaccurata diagnostica.
La diagnosi di amiloidosi è bioptica e si basa sulla tipica birifrangenza verde brillante del materiale che viene osservato a luce polarizzata, dopo colorazione con rosso Congo. La ricerca di amiloide deve essere effettuata innanzitutto sul grasso periombelicale (GPO), prelevato mediante agoaspirazione (1,2). La metodica è praticamente priva di rischi, facilmente eseguibile, ripetibile, poco costosa e, in mani esperte, ha una sensibilitĂ del 90% e una specificitĂ vicina al 100% (3) La sensibilità è lievemente ridotta nelle forme AA, e nelle forme eredofamiliari. . Qualora persista un forte sospetto clinico e il GPO risulti negativo, si può procede alla biopsia delle ghiandole salivari minori labiali (4) e, in caso di insuccesso, si si può ricorrere alla biopsia dellâorgano coinvolto, preceduta da un attento studio della coagulazione, visto lâelevato rischio di sanguinamento soprattutto nelle forme AL.
Una volta accertata la presenza di amiloidosi, prima di iniziare il trattamento terapeutico, è indispensabile identificare il tipo di amiloidosi (tipizzazione). Tradizionalmente si sono utilizzate metodiche di immunoistochimica la cui affidabilitĂ tuttavia non è elevata per cui negli ultimi anni si è ricorsi alla tecnica della immunomicroscopia elettronica o âimmunogoldâ (5), o alla spettroscopia di massa dopo dissezione del tessuto interessato con laser. Entrambe queste tecniche sono al momento disponibili solo presso il Centro nazionale di riferimento di Pavia. Lo studio genetico su sangue periferico è utile nei casi in cui si sospetti una forma ereditaria ed è comunque utile per escludere le forme senili.
Dopo la tipizzazione della malattia è necessario determinare tipo ed entitĂ del danno dâorgano, in particolare in relazione allâimpegno cardiaco, renale, epatico e del sistema nervoso periferico per poter adeguatamente valutare la prognosi e la terapia per quel paziente. Ă importante ricordare che lâorgano determinante ai fini prognostici è il cuore. Nellâambito della valutazione del coinvolgimento cardiovascolare oltre alla utilitĂ dell Ecocolor Doppler, si sono dimostrati di notevole utilitĂ i dosaggi di alcuni marcatori cardiaci tra cui il frammento N terminale del pro-Brain Natriuretic Pepdide (NT-proBNP), e le troponine I e T (6,7) i cui valori soglia si sono dimostrati estremamente utili ai fini prognostici e per la stratificazione dei pazienti ai fini terapeutici (6,7)